L’affascinante storia dei pigmenti naturali già anticipata nella relazione del nostro progetto,
sono la storia dell’umanità, il colore e le tecniche artigianali del loro uso
nasce insieme all’uomo delle caverne quando ha iniziato a comunicare e a lasciare la memoria delle loro storie.
Infatti come dicevamo, prima con i carboni, con i primi infusi di erbe e miscele di insetti si scriveva sui miri.
I pigmenti sono una sostanza colorata di origine naturale o artificiale, componente essenziale per la colorazione di vernici e pitture.
Già nella preistoria venivano usati come pigmenti il gesso, la terra ocra e il nero ricavato dal carbone di legna e le testimonianze sono visibili sino ad oggi nelle pitture rupestri, mentre in un sempre lontano passato, Egizi, Greci, Romani li utilizzavano per le loro opere pittoriche e affreschi.
I pigmenti puri come dice la parola stessa, sono non derivati dalla mescolanza con altri pigmenti; i non puri sono invece la risultanza della mescola fra pigmenti.
Hanno potere coprente, colorante, stabilità e luminosità.
Principalmente per potere coprente si intende il numero di mani che occorrono per coprire il lavoro con colorazione già esistente; il potere colorante è inteso per quantità di pigmento che occorre per modificare un impasto contenente già un’altra colorazione.
Si presentano sotto forma di polveri colorate, e dopo aver subito processi chimici e/o fisici e secondo una classificazione basata sull’origine e sulla loro natura chimica, si suddividono in due gruppi, Pigmenti inorganici, Pigmenti organici, lavorati in settori industriali diversi, quella mineraria e l’industria del colore.
Quelli inorganici e terre, sono ricavati da minerali di origine alluvionale o
sedimentaria e si trovano in natura e solo dopo lavorazioni semplici come
l’estrazione, la frantumazione e la separazione e in alcuni casi la cottura.
In questa categoria, possiamo inserire il bianco di Meudon, il gesso e le terre naturali ocra, bruciate ed ambra.
La categoria degli organici, denominati ossidi, sono prodotti da estrazione di metalli base e componenti, attraverso procedimenti fisici e chimici.
In questo gruppo troviamo, l’ossido di piombo, di rame, di zinco, cromo, titanio, esempio bianco di titanio, gialli e rossi di cadmio e blu cobalto.
Possiamo dividere i pigmenti organici in due sottofamiglie a seconda se presenti in natura o che avvengono come derivati di lavorazioni metallurgiche, esempio ne è il giallo Marte.
Se presenti in natura, sono poi suddivisibili in due sottocategorie, quelli di origine
animale come ad esempio il bruno seppia, rosso porpora, rosso carminio e cremisi e quelli di origine vegetale, come ad esempio nero di vigna, e il blu indaco.
I pigmenti necessitano di un legante e in passato venivano usate colle di origine naturale come la colla di coniglio, il rosso d’uovo e i derivati del latte.
Oggi i più usano leganti sintetici (non nel nostro caso che uso quelli naturali descritti sopra) come colle epossidiche, viniliche e acriliche etc etc.
Noi usiamo pece, uova e latte come legante.
Negli ultimi anni si è tornati a far uso di pigmenti ricavati da fiori detti “tintori” e radici e i più conosciuti tra i tintori sono lo zafferano, camomilla (gialli), l’hennè, la curcuma (rossi), il legno di campeggio (i neri, blu scuro, viola e lilla) e il guado e indaco (blu).
Io stessa nei “Colori della fattoria”, oltre ai pigmenti, faccio utilizzare i fiori tintori
facilmente reperibili anche nelle nostre zone.
Dopo aver utilizzato i coloranti acrilici, sono un po’ di anni che mi sono
appassionato ai pigmenti e nelle mie ricerche ho trovato varietà di colori e uno
storico produttore di Verona che lavora ancora con antiche tecniche: mulini di
pietra e fornaci con la cottura a legna.